Similmente sonvi molte belle praterie e buone erbe, e laghi dove ha copia grande di salmoni. Chiamano un manaretto in lor lingua cochi, e uno coltello bacon. Noi chiamammo quel golfo il golfo del Calore.
Di un'altra nazione di salvatichi, e de' costumi e vivere e vestir loro.
Essendo noi certi che non v'era passaggio per detto golfo, facemmo vela e ci partimmo di detta staria di San Martino, la domenica dodeci di luglio, per andar a cercar e scoprire piú oltra di detto golfo. E andammo verso levante a lungo di detta costa intorno da 18 leghe sino a capo di Prato, dove trovammo il flusso molto grande, con poco fondo e il mare fortunato, per il che ci convenne ritirarci a terra fra detto capo e un'isola verso levante, intorno una lega da detto capo: e quivi buttammo l'ancore per quella notte. La mattina seguente facemmo vela per voler circondar detta costa, qual è posta verso tramontana e greco, ma ci sopravenne il vento tanto contrario e impetuoso che ci bisognò ritornar donde eravamo partiti. Quivi stemmo tutto il detto giorno sino all'altro dí seguente, che facemmo vela e venimmo a mezzo d'un fiume, discosto verso tramontana cinque o sei leghe da detto capo di Prato. E stando noi per traverso il fiume, di nuovo avemmo vento contrario con gran caliggine e oscurità, sí che ci convenne entrare in detto fiume il martedí alli 14 di detto mese, e ci fermammo nell'entrata sino alli 16, aspettando che venisse buon tempo per poter uscire. Ma il detto giorno alli 16, che fu il giovedí, il vento crebbe di tal sorte che una delle nostre navi perse un'ancora, per il che ci convenne andar piú avanti in su detto fiume sette o otto leghe, in un buon porto e fondo ch'eravamo andati a cercar con le dette nostre barche; e per il cattivo tempo, fortuna e oscurità che fece, stemmo in detto porto e fiume sino alli 25 senza poter uscire.
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Calore San Martino Prato Prato
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