Navigammo dunque con buon tempo fino alli venti del detto mese di maggio, nel qual voltossi il tempo in fortuna e tempesta, la quale con venti contrarii e oscurità ci durò tanto quanto mai abbino patito navi che passassero il mare, senza mai punto acquietarsi: di sorte che alli 25 di giugno per il detto cattivo tempo e oscurità ci perdemmo tutte le tre navi di vista, né piú sentimmo nuova l'una dell'altra sino alla Terra Nuova, dove avevamo limitato di trovarsi insieme. Dapoi che ci perdemmo, fummo con la nave generale per il mar or qua or là battuti da contrarii venti fino alli sette di luglio, nel qual dí arrivammo alla terra nuova e smontammo nell'isola detta degli Uccelli, la qual è distante dalla terra grande 44 leghe. Questa isola è tanto piena d'uccelli che tutte le navi di Francia facilmente potrebbono caricarsene, e nondimeno non si conoscerebbe esserne stato tolto pur uno: noi ne pigliammo due barche piene per parte delle vettovaglie nostre. Essa isola è nell'elevazione del polo di gradi 49, minuti 40.
Alli otto del detto mese facemmo vela, e con buon tempo venimmo al porto di Bianco Sabbione, qual è nel golfo detto de' Castelli, nel quale avevamo determinato d'aspettarci e trovarci insieme alli 15 del detto mese. Ivi dunque stemmo aspettando i compagni nostri, cioè l'altre navi, sino a' 26, nel qual dí amendue arrivorono insieme. Giunti che furono i compagni, mettemmo ad ordine le navi, pigliando acqua e legne e altre cose necessarie. E dapoi, alli 29 del detto mese, sul ponto dell'alba facemmo vela per passar piú oltra, e navigando lungo di quella costa di tramontana, la qual corre verso greco levante e ponente garbino, fino ad un'ora e mezza di notte intorno: e allora amainammo per traverso di due isole, quali si distendono fuora piú che l'altre isole, che chiamammo di San Guiglielmo, distante intorno venti leghe e piú dal porto di Brest.
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