E per tanto noi navigammo tutta quella notte verso ponente e maestro fino al giorno, che 'l vento si voltò in contrario, per il che andammo a cercar un porto da metter le navi, e trovammone uno assai buono oltra il capo Thiennot d'intorno sette leghe e mezza, il quale chiamammo il porto di San Nicolò, ed è in mezzo di quattro isole che s'estendono nel mare, sopra la piú propinqua delle quali piantammo una croce di legno per segno. E nota che bisogna voltar la detta croce verso greco, e poi andar alla volta di quella e lasciarla da man manca, e troverai di fondo sei braccia, e per dentro di detto porto quattro braccia, ma bisogna avertire di due secche che restano da due bande in fuora mezza lega: e tutta questa costa è molto pericolosa e piena di secche, e quantunque paia in vista esservi molti buoni porti, non v'è però altro che secche e sabbioni.
Noi ci fermammo nel detto porto per fino alla domenica al settimo d'agosto, nel qual giorno facemmo vela e ce ne venimmo a trovare alla terra della banda di qua verso il capo di Rabast, distante dal detto porto intorno di venti leghe, greco tramontana, ostro garbin. Ma il seguente giorno levosse vento contrario, e percioché non trovammo niun porto nella terra verso mezzodí, ce n'andammo scorrendo verso tramontana oltra il sopradetto porto da circa dieci leghe, ove trovammo un molto bello e gran golfo, pieno d'isole e buone entrate e passaggi verso qual vento si possi fare. Per notizia di questo golfo v'è una grande isola, che è come un capo di terreno, che esce piú in fuora che l'altre, e sopra la terra intorno da due leghe v'è una montagna fatta a guisa d'un colmo di grano.
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Thiennot San Nicolò Rabast
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