Vi vengono ogni anno di Cochin e di Canenor dieci e quindeci nave cariche di noci grosse curate e di zuccaro dell'istessa noce, chiamato giagra. L'arbore che produce questa noce si chiama palmar e per tutta l'India, massime da Goa in là, ve ne sono boschi grandissimi; ed è molto simile al dattolaro, né in tutto il mondo si trova arbore della bontà di questo, e che se ne cavi piú utilità; né in esso è cosa alcuna da abbrucciare. Del suo legname solo, senza mescolarvene d'altra sorte, si fanno i navilii, delle foglie si fanno le vele, e del suo frutto si caricano, che sono noci, zuccaro, vino e aceto, che si fa del vino. Qual vino si cava del fiore in mezzo all'arbore, che getta di continuo un liquor bianco come acqua, e, tenendoli un vaso sotto, ogni mattina e ogni sera si leva pieno, e fatto lambicare al fuoco diventa potentissimo liquore; nelle botte del qual postovi una certa quantità di zibibbo, o nero o bianco, in poco tempo è fatto perfettissimo vino, e se ne fa gran quantità. Della noce poi si cava oglio assai; dell'arbore si fanno tavole e travi per gli edificii; della scorza si fanno gomene e corde d'ogni sorte per le navi, migliori che quelle di canevo; degli rami si fanno lettiere per dormire, overo scafacci per la mercanzia; le foglie si tagliano minute e, tessendole, se ne fanno vele per ogni legno, overo finissime stuore; del primo scorzo della noce pestato si fa stoppa perfettissima da calefattar navi e navilii, e della scorza dura se ne fa cucchiari e altri vasi da manestrare; di modo che non si getta né si abbruccia altro di questo arbore se non la sola radice.
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