Passassemo per questi giorni gran fortune, percioché, essendo quel regno tutto sottosopra per le gran dissensioni che in esso erano, ogni giorno eravamo fatti prigioni e, volendo la mattina caminare inanzi, bisognava pagare per nostro riscatto quattro o cinque pagodi ogni mattina per testa. Un altro travaglio anche avessimo, che ogni giorno entravamo in terre di nuovi signori, tutti però tributarii del re di Bezeneger, ciascun dei quali fa batter moneta di rame una diversa dall'altra, talché la moneta d'un giorno l'altro non era buona. Con l'aiuto di Dio giungessimo finalmente in Ancola, terra della regina di Garcopan, tributaria del regno di Bezeneger.
Le mercanzie ch'andavano ogn'anno da Goa a Bezeneger erano molti cavalli arabi, veluti, damaschi, rasi e ormesini di Portogallo, e anche pezze di China, zafaran e scarlatti; di là si cavava per Goa gioie e ducati pagodi d'oro. Il vestir di Bezeneger era cavaie sopra le camise, over zuppe ugnole, overo imbottite, di veluto, raso, damasco, scarlatto, overo panni bianchi di bombaso, secondo la qualità degli uomini, con berette lunghe in testa, da essi chiamate colae, di veluto, di raso, di scarlato o di damasco, cingendosi in vece di poste con alcuni panni di bombaso fini. Portavano braghesse quasi alla turchesca e anche salvari; portavano in piede alcune pianelle alte, dette da loro asparche, e all'orecchie portavano attaccato assai oro.
Ora al mio viaggio ritornando, giunti che fossemo in Ancola, un dei miei compagni, che non aveva cosa alcuna da perdere, tolse una guida e andossene a Goa, ove si va in quattro giornate.
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