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      Indi si giunge a Cananor, città picciola, un tiro d'archibugio distante dalla quale è la città del re di Cananor, re gentile, ed egli e il suo popolo sono mala gente; stanno volentieri in guerra coi Portoghesi, e, quando stanno in pace, stanno per lor interesse, per dar spacio alle loro mercanzie. Esce di Cananor tutto il cardamomo, assai pevere e zenzaro, assai mele, navi cariche di noci grosse, gran quantità d'areca; qual è frutto della grandezza della noce muschiata, e si mangia in tutte quelle parti dell'India e oltra l'India con la foglia d'un'erba che si chiama betle, che s'assomiglia assai la foglia della nostra edera ma è piú sottile, e la mangiano impiastrata con calcina fatta di scorze d'ostreghe. E per tutta l'India ogni giorno si spende gran quantità di denari in tal composizione, e tanti che chi nol vede li par quasi cosa incredibile, e grand'utile cavano i signori dei dazii che di questa erba hanno. Masticandola, fa i denti negri e rende il sputo del color del sangue; dicono che fa buono stomaco e buon fiato, ma io giudico che l'usino piú tosto per poltronaria, percioché questa erba è calidissima e li rende piú potenti al coito. Da Cananor a Crangenor, ch'è un'altra picciola fortezza de' Portoghesi in le terre del re di Crangenor, re gentile, e luogo di poca importanza, sono cento e cinque miglia; ed è tutta terra di ladri, sottoposta al re di Calicut, re gentile e gran nemico de' Portoghesi, coi quali sta sempre in guerra, ed è nido e refugio di tutti i ladri forestieri, che si chiamano Mori di carapuza, perché portano in testa una beretta lunga rossa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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