Quando i cacciatori hanno la preda, prima ch'arrivino a questo campo mandano a darne aviso alla città, e subito n'escono cinquanta o sessanta uomini a cavallo e circondano quel campo, e le femine già amaestrate vanno alla volta d'imboccar la strada; e come gli elefanti salvatichi sono dentro, gli uomini a cavallo si metteno a cridare quanto che possono e a far strepito, per farli entrar dentro alla porta del palazzo, qual in quel tempo sta aperta, e subito che sono entrati la porta senza veder come si serra, e si trovano i cacciatori con l'elefante femine e il salvatico nella corte detta di sopra. E a poco a poco l'elefante femine una dopo l'altra escono della corte, lasciando solo l'elefante salvatico, che, quando s'accorge esser restato solo, fa tante pazzie che non è il maggior solazzo al mondo: per due o tre ore piange, urla, corre e giostra per tutta quella corte, e urta nel corritore di sotto per amazzar quella gente che quivi sta a vedere; ma i legni sono tanto spessi e grossi che non possono offendere alcuno, ma ben alle volte si rompeno in essi i denti. Finalmente si straccano tanto che restano tutti bagnati di sudore, e allora si pongono la tromba in bocca e si cavano del corpo tanta acqua, che ne spruzzano i riguardanti sino all'ultimo corridore, con tutto che molto alto sia. Quando poi vedeno ch'egli è stracco ben bene, escono alcuni officiali nella corte con canne lunghe e aguzze, e pungendolo lo fanno con gran travaglio entrare in una delle molte casette che sono fatte a posta intorno alla corte, lunghe e di modo strette che, come l'elefante è dentro, non può voltarsi per ritornar fuora; e bisogna che questi uomini stiano bene avvertiti ed esser veloci, percioché, quantunque le canne siano lunghe, l'elefante gli ammazzarebbe se non fossero presti a salvarsi.
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