Dalla banda di San Tomé e di Bengala del mar della Bara al Pegu sono trecento miglia, e si va tre e quattro giorni su per il fiume col crescente dell'acqua sino alla città di Cosmin, e qui si discaricano le navi; ove vengono i daziari del Pegu a pigliar tutta la roba in nota e sopra di sé, co' segnali e bolli di ciaschedun mercante, ed essi hanno pensiero di farla condurre a Pegu, nelle case del re, nelle quali si fa doana di dette mercanzie. Quando i daziari hanno ricevuto tutta la roba e postala nelle barche, licenzia il rettore della città i mercadanti che possino pigliar barca e andarsene a Pegu con le lor massarizie, e s'accordano tre e quattro mercanti per compagnia e, tolta insieme una barca, al Pegu se ne vanno. Guardi Dio ognuno da far contrabandi, perché per picciolo che 'l fosse saria affatto ruinato, percioché il re l'ha per grandissimo affronto, e tre volte si vien diligentemente cercati: quando si sbarcano della nave, quando si vogliono partir di Cosmin con la barca e quando sono giunti a Pegu. Questo cercar quando si esce di nave lo fanno per i diamanti, perle e panni fini, che pigliano poco luogo, percioché tutte le gioie ch'entrano nel Pegu e che non vi nascono pagano dazio; ma li rubini, li safili e le spinelle, che vi nascono, non pagano né all'entrare né all'uscire. Ho tocco altre volte che i mercadanti che vanno attorno per l'India convengono portare seco tutte le massarizie che sono piú necessarie per servizio d'una casa, percioché in quelle parti non sono ostarie né camere locande, ma, come s'arriva in una città, la prima cosa si piglia una casa a fitto, o per mesi o per anno, secondo che si disegna di starvi: e nel Pegu è costume di pigliarla per moson, cioè per sei mesi.
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