Volse la divina bontà che venne un'onda grandissima che ne portò oltra la secca, senza alcun danno della nave, e quando fussimo dall'altra banda della secca tutti resuscitassimo, percioché v'era pochissimo mare, onde, buttato il piombo, trovassimo dodeci passa d'acqua, e fra poco ne trovassimo se non sei; onde dessimo subito fondo con un'ancora picciola che n'era avanzata, che l'altre si erano perse nella fortuna. Non venne giorno che restassimo in secco, e subito che la nave toccò terra fu pontellata da una banda e dall'altra, accioché non si ribaltasse. Venuto il giorno eravamo in secca, e vedessimo che 'l mare era un buon miglio lontano da noi e molto basso, essendo cessato il tufon e che avevamo per proda molto vicina una grande isola.
Andassemo per terra a veder che isola era questa, e trovassimo ch'era luogo abitato, e al parer mio il piú abondante che in tutto il mondo si possa trovare; la qual isola è in due parti divisa da un canale d'acqua salsa, che passa da una banda all'altra dell'isola. Avessimo molto che fare a condurre a poco a poco col crescente dell'acqua la nave in questo canale, e su questa isola si fermassimo quaranta giorni a ristorarci; e subito che fussimo su l'isola, ne fu fatto da quelle genti un bazarro con molte botteghe di cose da mangiare all'incontro della nave, che in tanta copia ve ne condussero e tanto buon mercato ne fecero che restavamo stupiti. Io comprai assai vacche da salare per monizione della nave, per mezzo larin l'una, che sono dodeci soldi e mezzo, per grassa che fosse; quattro porci salvatici grandi e fatti netti per un larin, le galine grandi e buone per un bezzo l'una (e ne fu detto che nelle galine eravamo stati ingannati della metà), un sacco di risi fini per una miseria, e cosí di tutte l'altre cose da mangiare era un'abondanza incredibile.
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