Si chiama questa isola Sondiva, di ragione del regno di Bengala, lontana dal porto di Chitigan, ove era il nostro viaggio, cento e venti miglia. I Mori sono i suoi popoli, e vi era un governatore molto da bene per Moro, perché, s'egli fosse stato tiranno, n'averebbe potuto rubar tutti, percioché il capitano maggiore e i Portoghesi che erano in Chitigan stavano in guerra con i rettori di quella città, e ogni giorno s'ammazzavano; onde stavamo ancor noi con non poco spavento su quella isola, facendo la notte le guardie e sentinelle secondo che s'usa, e il governatore ne fece intendere che non temessemo di cosa alcuna e che sicuramente si riposassimo tutti percioché, se bene i Portoghesi che stavano in Chitigan avesseno anco ammazzato il governatore di quella città, noi non ne avevamo colpa alcuna. E veramente ne fece egli sempre far cosí buona compagnia quanto far si puote, che il contrario era da giudicare, poi ch'egli e quelli di Chitigan erano tutti vassalli d'uno istesso re.
Partissemo di Sondiva e giungessemo in Chitigan, il gran porto di Bengala, in tempo che già i Portoghesi avevano fatto pace o triegua con i rettori della città, con questa condizione, che il capitano maggiore si partisse con la sua nave, che essi allora dariano il carco a tutti gli altri vasselli de' Portoghesi, che erano dicidotto navi grosse e altri navilii minori. E il capitano, qual era gentiluomo generoso e d'anima, si contentò di partirsi con la sua nave vota, accioché tante navi e mercadanti non perdessero la ventura di carcare, e tanto piú che era vicino il tempo di tornare in India; onde, avendo tutte quelle navi qualche poco di carco, per ricompensare questa sua generosità, gli dettero la notte tutto il carco che avevano.
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