Si partissimo di Cochin per San Tomé, ma nel pigliar la volta intorno all'isola di Seilan il peotta s'ingannò, percioché il capo di Galli dell'isola di Seilan butta assai in mare, e il peotta una notte si pensò d'aver passato detto capo e tenne il viaggio a poggia, talché la mattina si trovassimo dentro a detto capo, senza rimedio per cagione de' venti di poterlo piú montare, né di far il viaggio con detta nave. E però fu necessario tornar indietro a Manar, e che la nave quivi restasse sorta tutto quello inverno senza arbori, e con poca speranza che si potesse salvare; pur si salvò, ma con gran danno del capitano maggior d'essa nave, perché li fu necessario nolizare un'altra nave in San Tomé per Pegu con interesse grande. Io m'accordai con alcuni miei amici a Manar e pigliassimo quivi una barca che ne conducesse a San Tomé, e cosí fecero tutti gli altri mercadanti. Giunto che io fui a San Tomé, vi trovai una nuova venuta dal Pegu quivi per terra per via di Bengala, che in quel regno l'anfione era in grandissimo prezzo, e in San Tomé non era quell'anno altro anfione da passare al Pegu che 'l mio, di modo che 'n San Tomé ero tenuto da tutti quei mercadanti per richissimo: ed era la verità, se la fortuna non mi fosse stata tanto contraria. Si era partita di quei giorni una nave di Cambaia con grandissima quantità d'anfione per andare al re d'Assi, e ivi caricar di pevere, alla qual dette per viaggio una fortuna che la fece poggiare ottocento miglia e venire al Pegu, ove giunse un giorno prima che arrivasse io, di modo che subito l'anfion venne a vil prezzo, e quello che si vendeva 50 bizze venne a valer solo due bizze e mezza, per la quantità grande che n'aveva portato quella nave.
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