Di modo che non si perde cosa alcuna, se non quelli che moreno nel Pegu, che perdono il terzo della sua facoltà, per antico costume di quel regno che, qualunque forestiero vi muore, il re con gli suoi ministri restino eredi d'un terzo dei suoi beni; né mai si ha trovato che sopra questo sia stata usata fraude o fatto ingiuria ad alcuno. Ho veduto io molti ricchi che, doppo l'essere stati molti anni nel Pegu, nella loro decrepità hanno voluto andare a morire nelle patrie loro, e si sono con tutte le loro facoltà partiti, senza esser punto molestati overo impediti.
Vestono nel regno del Pegu tutti ad una guisa, cosí i signori come il popolo minuto: vi è solo differenza nella finezza de' panni, che sono tele di bombaso piú fine una dell'altra e di piú prezzo. Portano prima una cavaia di tela di bombaso bianca, che serve per camisa, e si cingono poi un'altra tela di bombaso depinta di quattordeci braccia, la quale tra le gambe si ravoltano; portano anco in testa una tocca, picciola di tre braccia di tela, rivolta a guisa d'una mitria; alcuni anco vanno senza tocca, ma portano una zazzaretta la quale non gli passa sotto la ponta dell'orecchia, facendosela da quello in giú tosare. Vanno tutti scalzi; vero è che i signori mai non vanno a piedi, ma o si fanno portare in un solaro da otto uomini, con gran riputazione, con un sombrero tessuto di foglie che gli difende dal sole e dalla pioggia, o vanno a cavallo coi piedi nudi nelle staffe. Le donne tutte, siano di che condizione esser si vogliano, portano una camisetta sino alla centura, di dove sino al collo del piede si cingono un panno di tre brazza e mezzo aperto dinanzi e tanto stretto, che non possono far il passo che non mostrino le coscie quasi fino in cima, quantunque caminando fingono di voler con le mani tenersi coperte, ma non è possibile per la strettezza del panno.
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