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      Le loro carrette o slite senza rote erano sempre all'ordine, con uno o due rangiferi giunti sotto, li quali, per uno e due uomini in esse montati e assisi, li tirano con tanta velocità di corso che non si può loro comparare alcuno de' nostri cavalli. Uno de' nostri scaricò un arcobugio da posta verso il mare, dal quale cosí furono impauriti che correvano e saltavano come pazzi; nondimeno da se stessi si acquietarono e pacificarono, avendo veduto che non era stato scaricato con cattivo animo. E ciò gli facemmo anco sapere per l'interprete, e che in vece d'arco usavamo cotal istrumento; per il che molto si maravigliavano per il gran strepito e tuono che faceva. E appresso, perché vedessero quanto fusse il colpo di quest'arma, uno de' nostri prese una pietra piana di mezo palmo di larghezza e la pose sopra un collicello assai da sé lontano. Essi, accorgendosi che con quella noi volevamo far qualche cosa, 50 o 60 di loro scostandosi alquanto si accommodarono in cerchio o corona: allora quello che aveva lo schioppo scaricollo verso la pietra e coltala col colpo la mandò in pezzi, onde rimasero maravigliati piú che prima. Poi si partimmo, fatta dall'una parte e dall'altra molte riverenze, ed entrati nel battello di nuovo tutti, cavandosi li capelli, piegandoci facemmo loro riverenza, e facemmo dar un tocco alla trombetta; ed essi vicendevolmente secondo il costume loro resa la riverenza, se ne andarono alle loro carrette.
      Quelli cosí licenziati e alquanto scostati, uno d'essi cavalcando venne al lito a torre una roza statua, che i nostri avevano tolta dal lido e posta nel copano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486