Quegli, entrato nel battello, vide la statua e con segni ci diede ad intendere che avevano fatto male a portarla via; noi, ciò considerando, gliela restituimmo; quegli come l'ebbe la pose sopra un tumulo vicino alla riva del mare, né la portò altrimenti seco, ma mandò una carretta a torla, che la portasse. Da tutte queste cose che potemmo osservare facemmo giudicio che quelle statue overo imagini di legno fossero da loro adorate per dei, percioché allo incontro di Weygats, in quel luogo che chiamammo capo delle Imagini, ne trovammo alquante centinaia di simili imagini di legno grossamente lavorate, cioè dalla parte di sopra rotonde con un poco di rilievo nel mezo in segno del naso, di sopra del quale dall'una parte e dall'altra avevano due tagli, separati uno dall'altro, in vece degli occhi, e sotto il naso un'altra fissura in luogo della bocca; e trovammo anco dinanzi ad esse molte ceneri e ossa di rangiferi, dalle quali cose si può far congiettura che quivi facessero i loro sacrificii.
Essendo partiti dalli Samiuti, mentre il sole poteva esser in ostro, Guglielmo figliuol di Bernardo, nostro patrone, parlò di nuovo al governatore intorno il far vela per passar piú oltre, non però con sí lungo ragionamento come aveva fatto il giorno precedente. Udito il suo parlare dal governatore e dal suo vicario, rispondendo l'ammiraglio e quasi ridendo disse: "Guglielmo di Bernardo, che cosa ti pare che s'abbia a fare?" Rispose Guglielmo: "Mi pare che sia bene a far vela, a me, e seguir la nostra navigazione". Alle quali parole soggiunse l'ammiraglio: "O Guglielmo, guarda bene quello che tu dici". Ciò occorse intorno all'entrar del sole in maestro.
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