Quando questi con archibugi e arme d'aste apparecchiate s'accostarono all'orso occupato in divorar quel corpo, l'orso fiero e intrepido, fatto impeto contra di loro e separandone uno dagli altri, lo squarciò in pezzi in maniera orribile e miserabile, il che vedendo gli altri fuggirono di subito. Noi di su le navi e dalla fregata vedendo fuggire li nostri al lido, temendo di qualche male, subito saltammo nel copano e con ogni prestezza co' remi l'accostamo al continente per salvarli, dove arrivando vedemmo quel miserando spettacolo de' nostri, come crudelmente erano dall'orso lacerati. Onde l'un l'altro inanimandosi d'andar insieme uniti ad assaltar l'orso con spade, schioppi e arme d'aste, né alcuno dovesse ritirarsi, non fummo tutti d'accordo, percioché dicevano alcuni: "I nostri compagni sono di già morti, né potressimo far altro che prender o uccider l'orso, benché ci mettiamo in cosí manifesto pericolo. Se potessimo liberarli dalla morte, allora dovremmo far ogni sforzo e affrettarci, ma ora che occorre che piú si affatichiamo od affrettiamo? Pure bisogna prenderlo, bisogna dunque andar circospetti e guardinghi, percioché abbiamo da fare con una bestia feroce e vorace". Allora tre de' marinari andarono un poco piú inanzi, continuando nondimeno l'orso a devorar quel cadavero, non facendo stima alcuna della nostra moltitudine, perché eravamo in numero trenta. Quei tre che si fecero inanzi furono Cornelio figliuol di Giacomo, patron della nave di Guglielmo di Bernardo, Guglielmo di Ghisa governator della fregata, e Giovanni da Nuffelem scrivano di Guglielmo di Bernardo.
| |
Cornelio Giacomo Guglielmo Bernardo Guglielmo Ghisa Giovanni Nuffelem Guglielmo Bernardo
|