Avendo questi scaricato tre volte i loro archibugi senza far botta né frutto alcuno, lo scrivano fattosi ancora piú appresso, tanto che gli fusse vicino d'un tiro, passò con la palla il capo all'orso intorno agli occhi; nientedimeno l'orso levò la testa, tenendo però il cadavero per la collottola, pur cominciò a poco a poco a vacillare. Allora lo scrivano e un certo Scotto con le coltelle tanto lo pestarono che le ruppero, né però l'orso voleva ancora lasciar la preda; finalmente occorsevi Guglielmo di Ghisa e col calcio dello schioppo con quanta forza poté menando spezzò all'orso il naso. Allora solamente si lasciò l'orso in terra cadere con grandissimi urli, e Guglielmo di Ghisa, saltandoli sopra il petto, gli segò le canne della gola. Dipoi, sepelliti i corpi de' compagni nell'isola degli Ordini a' sette di settembre, trassero la pelle all'orso, la quale portarono in Amsterdam.
Alli 9 di settembre facemmo vela dall'isola degli Ordini costeggiando l'orlo della terra, ma trovammo tanto ghiaccio e con tanto impeto corrente che non ne potevamo riuscire, talché fu forza verso la notte di nuovo ritornar all'isola degli Ordini. Spirando ponente, la fregata dell'ammiraglio di Roterodamo s'intricò in certe secche, pur senza danno si sbrigò.
A' 10 del detto di nuovo facendo vela dall'isola degli Ordini verso Weygats, mandammo inanzi due copani al mare, ad osservar il ghiaccio, e presso vespro insieme andammo ad Weygats, ove gettammo l'ancore presso il promontorio del Separamento.
11 settembre a mattina un'altra volta facemmo vela nel mar di Tartaria, ma un'altra volta ancora dammo in moltissimo ghiaccio, sí che ci fu forza tornar ad Weygats e gettar l'ancore presso il promontorio della Croce.
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