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      23 giugno, levate le ancore, facemmo vela in mare verso maestro, ma però non potemmo navigar molto lontano, perché ci convenne fuggir il ghiaccio: e ritornammo nell'istesso luogo di donde eravamo partiti, e ficcammo le ancore in altezza di 18 braccia d'acqua. Dipoi levate di nuovo le ancore, navigammo lungo l'orlo occidentale della terra, e li nostri marinari uscirono in terra per osservar la variazione della lanzetta del bussolo da navigare. In tanto un orso bianco nuotava verso la nave, e sarebbe in essa montato se non avessimo gridato e tiratoli d'arcobugio; per il che partitosi dalla nave nuotava verso l'isola, dove erano li nostri. Il che vedendo noi facemmo vela verso terra e fortemente gridammo, in maniera che i nostri giudicavano che avessimo dato in qualche scoglio ed erano molto impauriti, e l'orso anch'egli spaventossi in modo che di nuovo tornò a nuotare lungi dal continente e abbandonò i nostri: di che ne sentimo non picciola allegrezza, per esser li nostri senz'arme. Quanto al variar della bussola, perché erano smontati in terra per meglio misurar il sito, trovarono gradi 16 di differenza.
     
      L'istesso giorno arrivammo in un'altra isola, nella quale trovammo la variazione della bussola del tutto diversa, di modo che ne potemmo indi trar poca congiettura. Quindi, tolte alquante ova, tornammo a remi alla nave.
      24 giugno, facendo vento da garbino, non potemmo passar quell'isola, e per ciò tornando indietro, trovammo un altro porto quattro miglia distante dal primo dalla parte occidentale del porto maggiore, e quivi mandamo giú l'ancore in dodeci braccia d'altezza.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486