11 d'agosto, giorno di domenica, andammo co' remi ad un altro pezzo di ghiaccio, il qual trovammo, mandato giú lo scandaglio, che andava sotto acqua fino al fondo diciotto braccia e sopra acqua avanzava dodeci.
12 detto facemmo vela piú presso terra per sollevarci dal ghiaccio, perché, nuotando pezzi di ghiaccio cosí grossi e cosí profondi, vicino a terra in fondo di 4 o 5 braccia eravamo da quelli piú sicuri: e quivi era una gran discesa di acque dai monti. E un'altra volta fermammo la nave ad un pezzo di ghiaccio, e quella punta del ghiaccio la chiamammo la punta minore.
13 dell'istesso di mattina dalla punta oriental della terra venne un orso presso la nave, al quale uno de' nostri marinari tirò una archibugiata, e gli scavezzò un piede; nientedimeno con tre piedi saltando ascese sopra un monte, ma noi seguitandolo poi l'ammazzammo, e cavatali la pelle la portarono nella nave. Indi spirando leggier vento facemmo vela, ma sempre torcendo il corso. Finalmente cominciò a spirar maggior vento dall'ostro e da ostro siroco.
Alli 15 detto giungendo all'isola d'Orangia, presso ad un gran pezzo di ghiaccio, fummo cinti dal ghiaccio, sí che andammo a pericolo grande di perder la nave, nondimeno con gran fatica arrivammo ad essa isola. E spirando vento da levante eravamo sforzati di condur la nave altrove, intorno al che occupati, gridando ad alta voce, si destò un orso che quivi dormiva e venne a noi verso la nave, sí che ci convenne lasciar l'opera e difendersi da quello: ma ferito d'un'archibugiata fuggí verso l'altro lato dell'isola, e nuotando montò sopra un pezzo di ghiaccio e quivi fermossi.
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Orangia
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