Ma vedutici che con la barca a remi lo perseguitavamo, saltò di nuovo in acqua e cominciò a nuotar verso terra, ma serrandogli la strada con una scurre gli ferimmo il capo; ma egli ogni volta che alzavamo noi la scurre per ferirlo sempre si tuffava sott'acqua, sí che con gran difficoltà lo potemmo uccidere, poi tiratolo in terra gli levammo la pelle, qual portammo in nave. Dipoi conducendo la nave ad un gran pezzo di ghiaccio, a quello la fermammo.
17 d'agosto, dieci di noi con la fregata passammo a remi nel continente della Nuova Zembla e tirammo la barca sopra il ghiaccio, dipoi montando sopra un alto monte osservammo il sito del continente a noi opposto, qual trovammo che molto si stendeva a siroco e ostro siroco, e dipoi voltar molto verso ostro, onde prendemmo diffidenza grande che quella terra fusse tanto stesa all'ostro. Ma veduta l'acqua aperta a siroco e siroco levante, di nuovo sentimmo allegrezza grande, stimando esser già fornita la navigazione, né sapevano trovar mezo o via di tornar alla nave assai presto per poter ciò riferire a Guglielmo di Bernardo.
Come presso l'isola d'Orangia fummo serrati dal ghiaccio con pericolo grande, e come un terribil orso che dormiva presso la nave, svegliato dai nostri gridi, ci diede da fare, sí che, lasciata l'opra, bisognò combatter con quello e con difficultà si vinse e uccise.
Cap. IIII.
18 del detto apparecchiamo il tutto per far vela, ma con vano disegno e inutil fatica, che quasi perdemmo l'ancora e due corde grosse nuove, e dopo molti stenti indarno sofferti ci fu necessario ricorrer in quel luogo istesso onde eravamo partiti, percioché un gran crescente del mare rifluttuava e il ghiaccio correva velocissimamente fin sopra le corde lungo la nave, in modo che pensavamo di perder quanto avevamo di fuori della nave, e n'erano piú di dugento braccia di fuori della nave.
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Nuova Zembla Guglielmo Bernardo Orangia
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