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      Tirammo adunque quel vaso di cervosa all'edificio e lo voltammo dritto in piedi, ma, volendo bevere la cervosa, bisognò prima disghiacciarla, percioché a pena nel vascello era rimasa senza congelarsi, e in quell'umore consisteva tutta la forza di essa cervosa, in modo che per la sua forza non si poteva bevere; quella poi che era congelata era tanto insipida come se fusse acqua, pur disciolta e mescolata con l'altra non gelata la bevevamo, ma era molto debile e insipida.
      15 ottobre spirò tramontana, levante e siroco levante, ed era l'aere tranquillo. In quel giorno, levati tutti gli impedimenti, spingemmo via con i pali la neve per metter le porte all'edificio.
      16 ottobre, spirando siroco e ostro e sendo il ciel tranquillo, la notte precedente un orso entrato nella nave verso il giorno si partí, avendo sentito la gente. Allora disfacemmo il conclave del patron della nave per tor quelle tavole per far la porta e l'entrata.
     
     
      Come cominciammo a fabricare alla usanza de' Settentrionali, ponendo li travi l'un sopra l'altro per traverso e stivando bene e serrando gli spazii fra mezzo per difendersi dalla neve e dal freddo, con la parte di sopra quadrata per il piú e coperta di tavole, col suo camino e portico dinanzi le porte.
      Cap. IX.
     
      17 e 18 fummo occupati in fornir la casa e portar dentro massericcie.
      19 detto, soffiando tramontana, sendo due soli uomini in nave, venendo un orso voleva entrar per forza in nave: se bene con legni apparecchiati per abbrucciare lo percuotevano, nientedimeno si faceva loro incontro ferocemente, onde impauriti si misero a fuggire quei due nel fondo della nave, e il putto montò in cima l'albero, non lasciando cosa alcuna per salvar la vita.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Settentrionali