26 detto, perseverando l'aer freddo e l'istesso vento, fu cosí gran freddo che non ci potevamo scaldare, benché cercassimo ogni mezzo, e accendendo il fuoco, e coprendosi con molte schiavine, e mettendo pietre e palle di ferro calde ai piedi e ai lati delli nostri letti; nientedimeno la mattina dietro tutte le coperte biancheggiavano come se fussero state sparse di brina, in modo che di nuovo si guardavamo l'un l'altro compassionevolmente, pur consolandoci piú che potevamo che già eravamo nello smontare del monte, cioè che 'l sole di nuovo a noi si voltava, affermando per prova che quel volgar proverbio era vero, che i giorni quanto piú sono longhi sono tanto piú freddi, ma che la speranza allegerisce il dolore.
27 decembre perseverava pur l'istesso aere, sí che stammo tutti quei tre giorni chiusi in casa, né osavamo porger pur il capo fuori della porta. In casa poi era tanto freddo che, quantunque stessimo sedendo dinanzi ad un gran fuoco e quasi abbrucciandosi gli stinchi, di dietro poi ci aggiacciavamo e parevamo sparsi di brina, a guisa de' villani d'Ollanda, quando la mattina entrano nella città avendo tutta la notte caminato.
28 detto, perseverando l'istesso tempo, verso sera si cominciò a mitigare, sí che uno de' nostri marinari, fatto un foro nella porta se n'uscí a veder in che stato fossero le cose; ma stanto poco, tornando dentro ci riferí che la neve era di gran lunga piú alta della nostra casa, e che se stava piú fuori senza dubbio perdeva l'orecchie per il freddo.
29 si levarono nebbie e scuro; nel qual giorno a chi toccava per sorte apriva la porta, e cavando la neve fece un'apertura per la quale si potesse uscire 7 o 8 passi fuor di casa, a guisa che nelle cantine si fanno i gradi alti un piè l'uno, apparecchiando di nuovo i lacci e le trappole per pigliare le volpi, delle quali per alquanti giorni non ne avevamo avuto.
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Ollanda
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