9 fu sereno e ameno giorno, nientedimeno non potemmo vedere il sole, percioché era una nebbia verso ostro, dove il sole doveva levare.
10 fu similmente sereno e tranquillità grande, sí che non potevamo vedere onde spirasse il vento, e cominciavamo talora sentire il calor del sole; ma verso sera cominciò a spirar non poco ponente.
11 detto, spirando ostro, fu sereno e tranquillo; e circa il mezogiorno venne un orso verso la casa, il quale aspettavamo con gli archibugi, ma non venne tanto vicino che gli potessimo tirare. La stessa notte di nuovo sentivamo il gamito delle volpi, le quali dopo che gli orsi erano comparsi si vedevano di rado.
12 febraio fu sereno e tranquillo, per il che di nuovo nettammo le trappolle delle volpi. Tra tanto venne verso la casa un grand'orso, il qual veduto tosto si ritirammo in casa, e stavamo su la porta a quello intenti armati di schioppi semplici e doppi, che volgar chiamano moschettoni; e venendo al dritto verso la porta, ferito nel petto e passatosi, che la palla gli uscí fuori presso la coda, cosí schiacciata e piana come una moneta battuta col maglio. L'orso sentendosi ferito con gran sforzo saltò indietro, e fuggendo circa venti o trenta piedi lontano cadé. Allora uscendo tutti fuori andavammo alla volta di quello, e lo trovammo ancor vivo, sí che levando il capo verso noi lo volgeva quasi volesse vedere chi l'aveva ferito; ma non si fidando noi di lui, di cui avevamo veduta la forza, lo passammo con due moschettoni, dalli quali fu morto. Aperto il corpo, gli cavamo gli interiori, e lo tirammo presso la casa e lo scorticammo, e gli cavammo quasi cento libre di songia, la quale liquefacemmo per uso delle lucerne, il che ci venne molto a tempo; onde piú largamente damo nutrimento alle lucerne, sí che ardessero tutta la notte, il che avanti non potevamo fare per penuria di oglio, anzi ogniuno a suo piacere tenne al suo letto una lampada ardente.
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