La sua pelle fu longa piedi nove e larga sette.
Della uccisione d'un ferocissimo orso, del quale cavammo quasi cento libre di songia, che ci serví per le lucerne, che tutta la notte da indi in poi tenimmo accese.
Cap. XII.
13 febraio fu sereno, ma soffiava un gagliardissimo ponente; onde, avendo maggior lume in casa per le lucerne accese, si ritirammo a leggere e fare alcune cose, e passavamo cosí piú commodamente il tempo che quando per l'oscurità non potevamo conoscer il giorno dalla notte, né avevamo perpetuo lume.
14 febraio, avanti mezogiorno spirando gagliardamente ponente, fu sereno, ma dopo mezogiorno tranquillo aere; perciò andammo cinque di noi alla nave a veder in che stato si trovava, la qual con poco piú del solito piena d'acqua.
15, sendo crudel aere con tempesta e neve, fu di nuovo tutta la casa assediata. La notte vennero le volpi al cadavero dell'orso che era dinanzi la casa, onde temevamo che tutti gli orsi vicini fossero per venir a noi; perciò deliberammo quanto prima si poteva uscir di casa, e di sepelire quel cadavero sotto la neve ben profondo.
16 detto, seguendo l'istesso vento, seguitò anco la neve e il freddo. Ed essendo quel giorno il dí di carnevale, ci reficiammo in tanta mestizia alquanto, mettendo ogniuno un poco del suo vino datoli a misura in commune, in memoria che veniva il fine dell'inverno e che la gioconda primavera era in viaggio.
17 fu aere quieto, ma scuro, spirando vento dall'ostro. Noi aprendo la porta gettammo via la neve, e sepellimo l'orso nella fossa dove avevamo cavato le legna e lo coprimo bene, per levar l'occasione d'inescar verso noi gli orsi, e riparammo di nuovo le trappolle per le volpi.
| |
|