Il nocchiero anco scrisse due lettere, alle quali la maggior parte di noi sottoscrisse, sí come noi quivi nel continente per molto tempo e somma miseria e travaglio eravamo stati, sperando che la nave si liberasse dal ghiaccio e con quella di nuovo doversi indi partire; ma perché ciò non avveniva, restando la nave fermamente fissa nel ghiaccio, e che 'l tempo scorreva e la vettovaglia mancava, sforzati dalla necessità per conservar la nostra vita ci era bisogno abbandonar la nave e far vela con dui battelli, mettendosi alla speranza di Dio. Gli esempi di queste due lettere furono posti in tutte due le barche, acciò, se per qualche fortuna fussero disgiunte o per qualche altro infortunio fussero perite, almeno in una sola salva si trovasse qual fusse stato il nostro viaggio e partita. Passate tutte queste cose, tirando lo schiffo in acqua vi lasciammo dentro un uomo, e poi l'altra barca, di piú undeci carrette cariche di vettovaglia e vino che ci era rimaso e le merci, mettendovi ogni diligenza per condurle salve quanto potessimo: cioè sei fasci di panno fino di lana, una cesta piena di tele, dui fasci di panni di seta, dui scrignetti con denari, due botte piene d'arme e massericie da marinari, camicie e altro, una botte piena di cascio, mezo porco, due botte d'oglio, sei di vino, due d'aceto, e a rifuso vestimenti di marinari e robbe d'ogni sorte; le quali messe a grumo niuno avrebbe giudicato né s'avrebbe potuto persuadere che potessero entrare nelle barche. Tutte queste cose portate nelle barche, andati a casa conducemmo sopra la entrata Guglielmo di Bernardo all'acqua, dove erano le barche, dipoi Nicolò d'Andrea, l'uno e l'altro ammalato: e a questo modo entrammo nelli battelli, pigliando uno ammalato per barca.
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Dio Guglielmo Bernardo Nicolò Andrea
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