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      per 383 m.
     
     
      24 giugno, circa il levar del sole andammo a remi di qua e di là per il ghiaccio a cercare per dove potessimo passare, ma non trovammo niuna apertura; ma intorno al mezogiorno prorompemmo in mare, per il che rendemmo gran grazie a Dio che fuori della nostra speranza ci avesse concesso l'uscita, e spirando levante facemmo vela con gran progresso, sí che facemmo congiettura di dover passar il promontorio Nessoviese. Nondimeno fummo impediti dal ghiaccio, nel qual dammo, sí che ci bisognò restare al lato orientale del promontorio Nassoviese alla riva del continente, sí che facilmente potevamo vedere esso promontorio, il quale giudicavamo che ci fusse discosto intorno tre miglia. Quivi sei de' nostri usciti nel continente trovarono certe legna e le portarono nelle barche, ognuno quanto si poté caricare, ma però non si trovò uccello né ovo alcuno; ma facendo fuoco delle legna cossero una polenta in acqua, che noi chiamammo matsammore, per metter nello stomaco qualche cosa di caldo. E spirava un vento molto gagliardo dall'ostro.
      25 giugno ancora grandemente soffiava, e per non esser molto fermo il ghiaccio al qua, e erravamo accostati, dubitavamo grandemente che rompendosi quello fussimo portati in mare: e per il vero circa il tramontar del sole, rotto quel pezzo di ghiaccio, ci bisognò mutar luogo e fermarsi ad un altro pezzo di ghiaccio.
      26 detto si levò ancora una gran fortuna dall'ostro, la quale ruppe in molti pezzi quel ghiaccio al quale eravamo accostati, sí che eravamo spinti in mare né potevamo piú attaccarsi al ghiaccio fermo, ed eravamo in pericolo grandissimo di perire.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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