E fluttuando in mare, con tutte le forze adoprammo i remi, ma non potevamo arrivar al continente, perciò bisognò spiegar il nostro trinchetto e far vela; ma l'arbore a cui era appeso esso trinchetto due volte si ruppe, perciò stavamo peggio che prima. E benché il vento spirasse prospero e gagliardo, fummo nondimeno sforzati a calar il trinchetto, ma il vento soffiava cosí gagliardo in quello che, quando non si avesse tirato giú con estrema prestezza, senza dubbio saremmo stati dall'onde inghiottiti, overo empir la barca d'acqua andare a fondo, percioché l'acqua cominciava ad entrar nella barca ed eravamo lontani in mare, il quale era poi sopra modo turbato, né avevamo altro dinanzi agli occhi che la morte presente. Ma Iddio, che tante volte di tanti e cosí gran pericoli ci aveva liberato, di nuovo ci fu in aiuto, e improvisamente ci destò vento da maestro, il quale, benché con gran pericolo, di nuovo ci portò ad un fermo ghiaccio. Liberati adunque da tal pericolo, non sapendo dove i nostri compagni si fussero ritirati, facemmo vela per un miglio lungo il ghiaccio, ma non li trovando ci pensavamo qualche male di loro, temendo che fussero sommersi. Tra tanto si levarono folte nuvole, cosí facendo vela longo la terra, né trovando li compagni, scarcammo uno moschettone: essi uditici risposero con un'altra sparata, nientedimeno non ci potevamo vedere. Tra tanto fatti piú vicini e sparita alquanto la nebbia, noi ed essi di nuovo sparati gli schioppi vedemmo il fumo che esalava, e finalmente gli andammo a ritrovare, e li vedemmo tra il ghiaccio corrente e il fermo fermati.
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Iddio
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