Nondimeno usammo ogni diligenzia per tirar la scaffa sopra il ghiaccio piú verso il continente, dove si stimavamo piú sicuri dalla calca del ghiaccio scorrente; ma ritornando a quelle cose che avevamo lasciate da portare, cademmo quasi nella maggior difficultà che provassimo giamai, percioché, quando volevamo levar un fasce, l'altro subito cadeva nel ghiaccio, anzi spesse volte sotto i nostri piedi si rompeva il ghiaccio, sí che non sapevamo piú che fare ed eravamo quasi disperati non ci vedendo fine alcuno. Questa fatica adunque superava la malinconia, percioché, sforzandoci di tirare lo schiffo, il ghiaccio si spezzava sotto i piedi, e con la barca e il resto eravamo portati dal ghiaccio scorrente, e volendo salvar la robba, il ghiaccio si frangeva sotto i piedi. Poi la barca si ruppe, spezialmente da quella parte dove era stata acconcia; l'arbore ancora e lo scagno dell'arbore stava male, e una cestella con denari, la qual con gran pericolo della vita anco levammo, percioché il ghiaccio dove eravamo in piè si cacciò sotto l'altro ghiaccio, onde poco vi mancò che non si spezzassimo e le gambe e le braccia. Perciò, stimando che 'l battello fusse tratto del tutto, ci guardavamo l'un l'altro di mala voglia, non sapendo che fare, percioché da quello pendeva la nostra vita. Pur con l'aiuto di Dio cominciò il ghiaccio a separarsi, onde senza indugiare andammo alla barca, e qual si fusse la tirammo sopra il ghiaccio presso la scafa, ove meglio si poteva conservare. Durò questa difficile e noiosa fatica dal sole mentre era in ostro fin che giunse in ponente garbino, senza mai riposarsi, per il che molto restammo afflitti; ma si trattava del caso nostro, e ci era piú orrendo che quando morí Guglielmo di Bernardo, e quasi ci sommergemmo.
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Dio Guglielmo Bernardo
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