17, circa all'ora che 'l sole era in ostro siroco, cinque de' nostri andarono di nuovo nell'isola vicina a veder se vi era alcuna apertura d'acqua; quali videro molta acqua aperta, ma tanto lontana da terra e dal ghiaccio fermo che quasi cadevano in agonia, pensando che ci sarebbe stato impossibile tirar per tanta distanzia le barche con la robba che v'era dentro, percioché le nostre forze di giorno in giorno si scemavano e li travagli delle fatiche crescevano. Ritornando alle barche ciò ci narrarono, ma noi dalla necessità prendemmo animo, ci esortammo l'un l'altro a tirar le barche e le robbe all'acqua, e dipoi a remi andar a quel ghiaccio che bisognava passare per pervenire al mare aperto. Andati al ghiaccio scaricammo le barche, dipoi le tirammo sopra il ghiaccio separatamente fino all'acqua, e poi le robbe, quasi per mille passi, la qual cosa ci fu cosí grave e molesta che quasi dubitavamo di mancar nel mezo all'opra; pur, avendo superato tante difficoltà, prendevamo speranza di poter superare anco questa, desiderando che quella fusse l'ultima. Pervenimmo adunque con gran difficultà e travaglio all'acqua aperta, circa all'ora che 'l sole era in garbino: allora facemmo vela fin che 'l sole fu in 4° garbin ponente, e di nuovo demmo in un altro ghiaccio, sopra del quale ci bisognò tirare le barche. In quella stando potemmo vedere l'isola della Croce, la qual per congiettura stimavamo lontana da noi un miglio. Spirò quel giorno levante e greco levante.
19 luglio, stando noi cosí sul ghiaccio fermati, sette de' nostri circa il levar del sole andarono all'isola della Croce, di donde vederono verso ponente molta acqua aperta; onde molto allegri tornammo alle barche, cogliendo circa 100 ova che trovarono.
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Croce Croce
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