Ritornati narrarono aver veduta tanto a largo aperta l'acqua quanto potessero con gli occhi, sperando che questa fusse l'ultima volta che portassero le barche sopra il ghiaccio, né poi doverne trovare, e però che dovessimo far buon animo. Cuocemmo l'ova trovate e tra noi le dividemmo, e subito ci apparecchiamo, circa all'ora che 'l sole era in garbino, per tirar le barche in acqua, benché le avessimo a spingere per circa 270 passi: il che facemmo con grand'animo, sperando che avesse ad esser l'ultima fatica. Poi con l'aiuto del benigno Iddio facemmo vela, spirando levante e greco levante molto prosperi, sí che circa il tramontar del sole passammo l'isola della Croce, distante dal promontorio Nassoviense 10 miglia; e poco dopo ci lasciò il ghiaccio, che non ne vedevamo piú niente, se non certo poco in mare, il quale non ci diede impedimento alcuno, ma seguitammo il nostro corso verso ostro garbino con perpetuo vento da levante e greco levante, sí che facemmo congiettura che ogni 12 ore facevamo 18 miglia. Onde non picciol'allegrezza sentivamo, rendendo grazie a Dio che di tante difficultà e fatiche, alle quali dubitavamo soggiacere, ci avesse liberato, confidandoci appresso che anco per l'avenire ci fusse per prestare il suo benigno aiuto.
Come di nuovo ci convenne tirar le barche giú del ghiaccio fermo in acqua, al lato orientale dell'isola della Croce, e poi facemmo vela per 60 miglia, sí che non credevamo piú trovar ghiaccio.
Cap. XXI.
20 luglio, continuato il prospero corso, circa il sole in siroco pervenimmo inanzi all'angolo Negro, lontano dall'isola della Croce miglia 12 andando verso ponente garbino, e circa il tramontar del sole fu da noi veduta l'isola dell'Admiralità, la qual passammo sendo il sole circa tramontana, distante dal Negro angolo 8 miglia.
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