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      E la nostra mesa si sminuiva molto, percioché non avevamo altro che un poco di pane e acqua e alcune poche formette di cascio, sí che molto ci rincresceva il longo dimorar quivi, ove avevamo sempre l'animo alla partita per paura della fame, per la quale le nostre forze ancora s'indebolivano, e nientedimeno avevamo a sopportar di gran fatiche, le quali due cose erano molto ripugnanti, e ci era bisogno piú tosto di piú cibo per ristorarle che di sobrietà.
      3 d'agosto circa il sole in tramontana, essendo alquanto miglior tempo, prendemmo consiglio di passar dalla Nuova Zembla nella Russia, e con l'aiuto di Dio faccemmo vela con vento da maestro verso garbino, fin che 'l sole fu in levante: e di nuovo dammo nel ghiaccio, il qual molto ci attristò, percioché pensavamo già averlo passato e gli avevamo detto a Dio, non istimando che cosí tosto ci avesse a impedire. Cosí tra 'l ghiaccio andando con tranquillità, sí che poco giovavanci le vele, le calamo giú e comminciamo a dar di mano a' remi con grande e noiosa fatica per quel ghiaccio, e sendo il sole circa a garbino lo passammo, pervenendo in un largo mare nel quale non vedemmo piú ghiaccio, avendo fatto tra a vela e a remi 20 miglia. Facendo noi a quel modo vela, pensavamo d'esser presso alla Russia, ma essendo il sole in maestro di nuovo dammo nel ghiaccio, sendo l'aere molto freddo; onde eravamo molto confusi, dubitando non aver mai ad uscire di queste fatiche. E perché la nostra barca andava alquanto piú lenta, non potevamo passar quell'ultimo capo del ghiaccio: fummo sforzati dar in quello, parendoci di veder certa apertura come fummo in esso entrati, ma la difficultà era come lo potessimo rompere, percioché era molto indurato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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