L'autore a chi legge.
Abolita per sempre dall'Imperatore Giuseppe II nel 1775 l'Inquisizione o s. Uffizio in Milano, e successivamente da Ferdinando IV di Borbone nell'Isola di Sicilia e dall'Arciduca poi Imperatore Leopoldo II Granduca di Toscana nel 1782 in Firenze, mi venne in mente di tessere il primo fra tutti gli Italiani una breve Istoria di quel terribile tribunale; non per denigrare la religione de' nostri padri, ma a solo oggetto di far vedere quanto di essa si era abusato. Passato il manoscritto in mano dell'avidissimo prete Vincenzo Piombi(9) stupratore e mercante di giornali e di gazzette, fu dato alla luce in Firenze suddetta in detto anno con le stampe di Anton Giuseppe Pagani, e sì bene accolto dal pubblico che tosto ne comparvero varie ristampe, e tra le altre una in Venezia del 1786 per mezzo del famoso ed erudito editore Vincenzo Formaleoni, ultimamente morto di fame nelle carceri di Mantova tre giorni prima della sua resa alle armi trionfanti della Repubblica Francese. Avendo io in seguito creduto a proposito di abbandonare per sempre le patrie amenissime sponde dell'Arno, per non più respirare in una atmosfera ottenebrata da un'Inquisizione civile, allora più arbitraria e assai peggiore dell'ecclesiastica, fui invitato a darne in Napoli una più completa edizione, ed arricchita di nuove notizie, come feci mediante i torchi di Donato Campo. Il popolo Napolitano tra cui risiede per anche una magistratura composta di vari cittadini incaricati d'invigilare acciò non s'introduca mai in quella capitale né nel regno di qua dal Faro il sì temuto predetto tribunale, applaudì alla mia fatica e dimostrommi la sua gratitudine.
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