Il fatto fu che il misero Prelato fu tenuto in una oscura carcere per lo spazio di di quindici anni, dopo i quali liberato venne, non costando che fosse reo di alcun delitto. Per quel che riguarda il restante di quell'affare, il Re geloso a prima vista della gloria di suo Padre, ebbe qualche interno piacere di vedere la di lui memoria esposta a un simile affronto. Ma avendo in seguito considerate le conseguenze di questo attentato, ne impedì l'esecuzione co' mezzi i più segreti per non inasprire gl'Inquisitori, e far lesione alcuna all'autorità del loro Tribunale.
D. Carlo figlio unico del Re(27), ed erede immediato della Corona non prese le cose con tanta moderazione, ma al contrario ne concepì un gran disgusto conforme all'affetto che sempre nutrito avea per l'Imperatore suo avolo, e alla somma venerazione che conservava per la di lui memoria. Essendo allora assai giovane, la sua vivacità e franchezza non erano corredate da tutta quella prudenza e cautela che era necessario adoprare in que' tempi, con l'ambizione insaziabile di suo Padre, e gli arbitrari sistemi de' suoi feroci Ministri. Biasimò altamente la debolezza del Re, e parlò in seguito pubblicamente del dispotismo dell'Inquisizione con un trasporto proporzionato alla sublimità de' suoi pensieri, minacciando un giorno di rovesciare affatto il formidabil Consiglio del S. Ufizio. Non ostante i suoi trasporti, Caculla fu bruciato vivo in Burgos e sul rogo, vi fu posta la statua di paglia di Costantino Ponzio morto poco avanti nello squallore delle carceri.
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