Dopo che D. Carlo era stato qualche giorno chiuso sotto severa custodia nella propria camera, fu dal Padre fatto condurre in una torre, dove era rigorosamente guardato a vista. Restō compilato cameralmente il suo processo, e poscia adunato il Consiglio di coscienza, fra i componenti del quale teneva il primo luogo l'Inquisitore, il Re vi propose, che desiderava sapere qual pena meritava il figlio di un Sovrano che avea macchinato contro lo Stato, e se si dovea in coscienza rimettere nelle mani della giustizia. Varj furono i sentimenti de' Teologi, proponendo alcuni un esemplar gastigo, altri il mezzo della clemenza, e di esaminar meglio la materia di cui si trattava. La maggior parte de' Teologi perō essendo quasi dipendenti dal Grande Inquisitore, e nemici del misero Principe, approvarono la proposizione del loro capo, che disse in aria ferma e costante a Filippo, che la salute del suo popolo gli dovea esser pių cara di quella di suo figlio, benchč la Corona non avesse altri eredi, e che vi era l'esempio di Moisč, che chiesto avea di essere anatema del Cielo pel bene del suo popolo, e che bisognava imitare Iddio che avea sacrificato il suo diletto Figlio per la salute dell'uman genere: che si doveano perdonare i peccati, ma tali delitti meritavano un severo gastigo.
Terminata quella consulta il Re dopo qualche giorno rimesse il figlio all'arbitrio dell'Inquisitore ordinandogli di non far pių caso di sua persona, quanto del pių semplice e vile de' suoi sudditi. Sentė gran piacere il Baldez nel vedersi dichiarato giudice assoluto di un tanto Principe per poter dar pascolo al suo odio, e far conoscere al mondo che l'autoritā dell'Inquisizione si stendeva ancora sopra le istesse teste Reali.
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