In pochi giorni fabbricato, scritto e chiuso altro economico processo, fu portato al Monarca acciò soscrivesse il voto di morte che proponevasi a piè del medesimo. Filippo al solo vederlo turbossi senza leggerlo, e cominciò a sentirsi scorrere per le vene un ruscello di sangue bollente, che da tutte le parti parea che si portasse al cuore, ma abbassati poi gli occhi lo sottoscrisse, e lo consegnò in proprie mani del Grande Inquisitore dicendogli, prendete e conservate ben questo foglio poichè chiude un esempio, che non ha il simile al Mondo. Sottoscritta dunque e pronunziata la sentenza all'istesso Infante, gli vennero posti avanti agli occhi da' Ministri dell'Inquisizione varj strumenti di morte in pittura, perchè sciegliesse a suo talento la meno orrida. Ad una nuova sì infausta, e terribile si pose il misero Principe a piangere amaramente, e postosi con le ginocchia a terra domandò, se vi era ancora qualche scintilla di pietà nel petto del Padre per fargli la grazia, e ascoltare le sue giustificazioni, e qualche atto di umanità ne' Consiglieri, e ne' Ministri dell'Altare per scusare i piccoli trascorsi della sua gioventù. Queste parole espresse vennero con tante lacrime e umiltà, che sarebbero state sufficienti a risvegliar la sensibilità di qualunque cuore più indurato, ma l'Inquisitore stando a sedere in maestosa scranna in una stanza apparata a lutto circondato dal suo corteggio, col Principe in piedi avanti a lui in sembianza di reo, senza punto scuotersi gli replicò, che il S. Ufizio non cambiava giammai i suoi decreti, onde la sua sentenza non si potea revocare, e che ricevesse per grazia grande quella che se gli facea di lasciargli l'arbitrio di eleggersi quel genere di morte che più gli gradiva.
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