Allora il Principe con sdegnose parole soggiunse: ebbene giacchè non vi è pietà nel petto di mio Padre, e de' suoi Consiglieri per l'unico erede delle Spagne, voglio che vegga ciascheduno che vi è fortezza nel mio petto per soffrir quella morte che più è gradita a chi mi ha dato la vita. Fatemi dunque morire di quella morte che comanda il Padre acciò restino soddisfatti quegli empj, che sì iniquamente bramano spargere il sangue di un Infante Primogenito delle Spagne. Protesto di morir seguace della Religione de' miei antenati, ed in segno di ciò perdono di vero cuore a chi è cagione del mio morire. Solo manco di vita coll'abborrimento della tirannìa e della barbarie. Non si sà qual genere di supplizio destinato fosse all'infelice Principe, mentre alcuni autori vogliono che bevesse il veleno, altri che svenato fosse in un bagno caldo. Vi è chi vuole che il Re Filippo revocasse la sentenza, ma quando inviò l'ordine della sospensione fosse già eseguita, stante la celere premura, che ne avea l'Inquisitore che non si fidava della natural tenerezza di un Padre benchè disumano. L'orribil tragedia ebbe luogo nel dì 22. di Luglio dell'anno suddetto 1568.(30)
Filippo era così ansioso di dare al Mondo delle pubbliche prove dell'orrore che gl'ispirava l'eresìa, che appena giunto in Spagna nel 1559. volle assistere personalmente all'esecuzione di un così detto Atto di Fede nella gran Piazza di Vagliadolid allora città capitale della vecchia Castiglia. Un gran numero di protestanti fu dato alle fiamme, e più di 30. altre infelici vittime restarono nelle prigioni per servir di pascolo all'istesso supplizio, che sempre alla sua presenza ogni due o tre anni solennemente si rinnovava.
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