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      La stanza non è illuminata che da tre fiaccole, che fanno un piccolo e torbido lume, solo per far vedere a' delinquenti gli istrumenti della tortura, con uno o più carnefici secondo il bisogno vestiti in cappe da compagnia nere col viso coperto.(41)
      Prima che cominci l'esecuzione, l'Inquisitore esorta il reo ad aver pietà del suo corpo, e della sua anima, e a schivare con la confessione tanti patimenti, ma se persiste a sostenere che si contenta patire ogni tormento piuttosto che accusar se stesso e gli altri, il Religioso tranquillamente comanda all'esecutore che faccia il suo debito, ed incominci la tortura, sempre alla sua presenza e di altri ministri del Sant'Ufizio. Durante il tormento viene continuamente interrogato, quindi se è sempre negativo è rimesso in carcere e fatto medicare. Se confessa si scrive dal notaro parola per parola tutto quello che dice; e dopo avergli conceduto due giorni di sollievo, si conduce di nuovo avanti al Tribunale per confermare la confessione, il che si fa ponendovi sopra la mano, e ciò eseguito si dà fine al processo, essendoche ove manca l'evidenza sufficiente a condannarlo, supplisce la confessione del reo fatta e segnata nella descritta maniera. In caso però, che venga ricusata tal conferma, col dire e sostenere, che fu estorta dal dolore de' tormenti, si conduce di nuovo alla tortura per vedere se persiste nell'ostinazione, o se conferma il deposto. Qualche volta se il reo confessa il proprio delitto, è nonostante soggetto ai tormenti per fargli confessare i complici, oppure se espone di aversi lasciata scappar di bocca qualche massima ereticale per sola bizzarria, si pone alla tortura perchè confessi se la cosa veramente era tale, e se i suoi pensieri non si accordavano con le parole.


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Fatti attinenti all'Inquisizione e sua istoria generale e particolare di Toscana
di Modesto Rastrelli
pagine 156

   





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