Dopo i prigionieri ne viene una folta truppa di familiari, e dietro gli Inquisitori, e altri Ufiziali di Corte sopra le mule. Ultimo di tutti comparisce l'inquisitor Generale sopra un cavallo bianco condotto da due uomini con abito violetto, e il suo cappello Vescovile in testa seguito da tutti i nobili che non servono come famigliari l'Inquisizione. In una delle gran piazze è eretto un anfiteatro capace di 8. o 10. mila persone, e la Corte e tutte le dame stanno alle finestre come ad assistere a uno spettacolo di piacere. Fatto il giro della piazza come in pomposa mostra, da una parte si pongono gl'Inquisitori, dall'altra i rei; e dietro ad essi le figure infilate in un alto bastone di coloro che sono morti nelle carceri, o sono stati condannati in contumacia. Terminata la marcia si da principio alla Messa, in mezzo alla quale il celebrante lascia l'altare, e si asside su una sedia a tale effetto preparata, ed allora il grande Inquisitore scende dal suo posto e co' paramenti Vescovili si avanza verso il balcone del Re o del Governatore, accompagnato da suoi subalterni che portano la Croce, gli Evangeli, e il libro contenente i giuramenti che i Monarchi Portoghesi e Spagnuoli fanno al loro avvenimento alla corona di estirpare l'eresia, e proteggere, dilatare e difendere l'autorità dell'Inquisizione, stando sempre in tutto questo tempo i Sovrani, o chi gli presenta con la testa scoperta e avendo a canto un Ufiziale qualificato che tiene in alto la spada Reale sfoderata. Quindi dopo un lungo discorso di un Domenicano in lode dell'Inquisizione e in biasimo degli eretici, si termina il sacrifizio dell'Altare.
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