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      Quattro erano gli Ordini della loro Gerarchia, il Vescovo, il Figlio maggiore, il Figlio minore, e il Diacono; l'uno all'altro si succedevano, e si sostituivano nell'imposizione delle mani. In tanta cecità si trovavano allora molti de' Fiorentini, tra quali i Pulci, che possedeano gran tenute e fortilizj nel piano di Settimo erano de' principali. Si teneano anche frequenti adunanze a S. Gaggio e nel piano del torrente Mugnone. Il celebre Dottor Lami ha trattato estesamente di questa eresìa nelle sue Lezioni XV. e XVI. di antichità Toscane, onde chi più ampiamente vuole essere a portata di tal materia può ad esse ricorrere.
      Il timore di subire le pene comminate da Sacri Canoni, e l'incorrere nell'istessa sorte de' Manichei di Linguadoca, rendea alquanto guardinghi i Paterini di Firenze, ma non lo furono tanto che non dessero negli occhi del pubblico. Giovanni da Velletri Vescovo allora della Città predetta, si credè in dovere di raffrenare il male dell'eresìa, e però fece fare come Inquisitore Ordinario autorizzato, non solo dalle leggi della Chiesa, ma anche dalle Imperiali, e Municipali più e diverse catture, e singolarmente quella del già rammentato Eresiarca e falso Vescovo de' Paterini Filippo Paternon, che con l'assistenza ed ajuto del Governo fu posto nelle pubbliche carceri. Trovandosi in tale stato quell'empio uomo prese il compenso per sfuggire il pericolo che gli sovrastava di abiurar l'eresìa, ma dimostrò in breve essere stata finta la sua conversione, poichè rilasciato libero dal Vescovo tornò agli usati nascondigli de' perfidi, e a fabbricare i soliti inganni di falsità: onde Gregorio IX. salito appena sul Soglio Pontificio, spedì una Bolla in data de' 20. Giugno 1227. e dette incombenza al Beato Fra Giovanni da Salerno discepolo di S. Domenico, perchè unitamente a un Bernardo Canonico Fiorentino uomo di santa vita, con ogni sollecitudine procurasse di ritrovar Filippo e i suoi compagni, e fargli mettere in angusta carcere, onde si ritenessero fintantochè in presenza di tutto il popolo abiurassero sinceramente il loro errore.


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Fatti attinenti all'Inquisizione e sua istoria generale e particolare di Toscana
di Modesto Rastrelli
pagine 156

   





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