Ivi con l'assistenza di Messer Conte da Gubbio Rettore della Chiesa di S. Stefano, e Vicario Generale di Monsignor Francesco Silvestri Vescovo di Firenze, di molti altri Dottori e Consultori del S. Ufizio, fu letto ad alta voce il ristretto del processo, e ad ogni articolo domandato essendo al reo se fosse vero quanto contro di lui veniva esposto, egli rispondea che lo avea detto, insegnato, e lo credea. Terminata la funzione fu sentenziato Cecco ad esser bruciato vivo con tutti i libri da esso composti, venendo assegnato il termine di quindici giorni a tutti quelli che ne avessero appresso di loro a manifestarsi. Sceso dal palco fu consegnato a Jacopo da Brescia esecutore di giustizia, onde immediatamente desse mano alla sentenza, il che tosto restò eseguito fuori la Porta alla Croce, ove era stato eretto una lunga antenna, intorno alla quale vi era una gran quantità di legne. Con somma intrepidezza compiangendo l'ignoranza e l'ingiustizia de' suoi giudici si lasciò legare all'antenna suddetta con la quale in breve tempo restò arso ed incenerito. La sentenza era dell'appresso tenore.
Al nome di Dio Amen ec.
Noi Frate Accursio di Firenze dell'Ordine de' Frati Predicatori per autorità Apostolica Inquisitore dell'eretica pravità nella Provincia di Toscana, facciamo noto a tutti, che mentre facevamo il nostro ufizio commessoci dall'Inquisizione, per fama pubblica, anzi piuttosto infamia, e per fede di molti uomini degni, che ad una voce hanno riferito con giuramento, come Maestro Cecco figliolo di Maestro Simone degli Stabili della Città di Ascoli, in ruina sua e degli altri, e pericolo non piccolo delle anime spargeva molte e diverse eresìe per la Città di Firenze, e quello che è più detestabile un certo suo eretico e profano libretto a suggestione del Diavolo, composto sopra la sfera, quale contro la promessa e giuramento suo proprio, come cane che ritorna al vomito, lo dettava per le scuole; onde non volendo noi mancare a norma dell'obbligo nostro di rintracciare la verità, lo abbiamo ritrovato per asserzione di testimonj, degni di fede, pieno di contumelie, scandolo e mormorazione, e non conforme al vero, perciò lo facemmo condurre alla nostra presenza e costituito avanti a noi pigliammo da esso il giuramento corporale di dire la verità, tanto riguardo a se che riguardo agli altri, e avendo confessate le seguenti empie ed inique proposizioni, assegnatoli e datoli le difese di tutte quelle cose che gli erano opposte, che in invido disprezzo della fede Ortodossa, ha spacciatamente sostenute ed insegnate, alla presenza del Sig.
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