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      Aveano i Principi finora preso sopra di se indipendentemente questo assunto, e Carlo V. temendo i progressi delle massime di Lutero ne' Paesi Bassi, pensò a vietare l'introduzione e lo spaccio in quelle contrade de' loro libri, incaricando l'Università di Lovanio a fare nel 1546. un catalogo di quelle opere che giudicate fossero perniciose. Sul suo esempio Cosimo I. proibì lo stampare libri di eresìa, e Paolo IV. uno de' più intenti Pontefici ad ampliare la sua autorità, pubblicò nel 1559. un Indice di libri proibiti accompagnato dalla comminazione delle più rigorose pene di arbitrio, privazione di benefizi, infamia, e censure per chi li ritenesse e non li presentasse detro un determinato tempo al S. Ufizio. Era il prefato Indice diviso in tre classi, e in fondo vi si aggiungeva un catalogo di più di 60. stampatori, le produzioni de' quali in qualunque genere e materia restavano assolutamente proscritte. I Deputati dell'Inquisizione di Firenze vennero tosto incaricati da Roma a pubblicare il catalogo e il Decreto, che lo autorizzava, ma sapendo Cosimo, che Paolo IV. non conosceva limite alcuno in tutte le sue risoluzioni, volle esaminarne le conseguenze. Dette perciò incombenza a Lelio Torelli celebre Giureconsulto e suo ministro per gli affari Ecclesiastici, di prendere la cosa in considerazione, essendochè non si trattava di nulla meno che immergere di nuovo la Toscana in quell'antica barbarie, da cui l'avean tratta i Danti, i Petrarca, i Boccacci, i Leonardi Aretini, i Macchiavelli, i Marsuppini, e altri belli ingegni.


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Fatti attinenti all'Inquisizione e sua istoria generale e particolare di Toscana
di Modesto Rastrelli
pagine 156

   





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