Egli fu sentenziato a perpetua carcere ove morì 10. anni dopo.
Nel dì 15. Agosto di detto anno fu fatto prigione da famigli dell'Arcivescovado Fiorentino, e condotto nelle carceri dell'Inquisizione un Sacerdote di Casa Salvini uomo di ottima reputazione, e Confessore(64) attualmente delle Monache di S. Matteo in Arcetri. Venne egli dichiarato reo di confessione rivelata per avere eccitata la Badessa di quel Monastero a far mettere fuori da una Monaca servente, che era in concetto di santa vita, una corrispondenza di lettere mistiche tenuta per molto tempo col Padre Gabburri Cappuccino, della qual corrispondenza scrupoleggiando si era accusata in confessione. Dopo molto tempo, il detto Prete per ordine del Cardinale Arcivescovo Morigia fu trasportato a Roma, ove restò condannato a dieci anni di ergastolo ne mai più rivedde la Toscana. Nel dì 19. Ottobre fu pure arrestato e condotto nelle carceri del S. Ufizio il Canonico Vanni della Laurenziana Basilica sospetto disseminatore di massime ereticali date fuori in una sua piccola opera intitolata i Barlumi. Molti autorevoli personaggi a quali era cognita la di lui integrità di mente, s'interposero per salvarlo dai rigori dell'Inquisizione, ed in specie il Marchese Francesco Riccardi, che ebbe modo di far portar la sua Causa a Roma. Terminati 16. mesi di penosa prigionia fu lasciato in libertà, senza che però pubblicamente costasse di sua innocenza(65). Morto poi nel 1723. Cosimo III., il Granduca Gio. Gastone suo figlio che non professava tanto ossequio e deferenza a Religiosi come il padre, procurò prudentemente, che meno pubbliche e clamorose fossero le sentenze dell'Inquisizione, senza però apparentemente attentare alla diminuzione dell'autorità che si era arrogata in Toscana, e lasciando in qualunque luogo nell'istessa situazione in cui gli avea trovati quando salì sul trono, gli Inquisitori e i loro Vicari.
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