Parmi più conforme al vero lasciarmi dirigere nel lavoro dall’importanza relativa dei fenomeni che si tratta di descrivere, dai caratteri distintivi e dallo stato di coltura dei popoli che si succederanno ne’ miei quadri.
Nel cominciare un’opera così estesa è mio dovere di impegnarmi verso il lettore ad usare la maggior sobrietà di linguaggio. Troppo ho a dire per non ritenermi obbligato a sfuggire ogni parola inutile; sarò dunque più breve che mi sarà possibile, senza nuocere alla chiarezza dell’esposizione. La Terra è abbastanza grande e i mille e quattrocento milioni d’uomini che l’abitano offrono diversità e contrasti bastevoli per parlarne senza cadere in ripetizioni inutili.
Per mala ventura, il mio lavoro, qualunque sia la cura colla quale l’ho preparato e lo vado esponendo, non andrà immune da molti errori. Quelli derivanti dalle continue trasformazioni della natura e dell’umanità non potrebbero essere evitati, nè mi è d’uopo scusarmene, perchè non posso pretendere di precorrere il tempo. Però io prevedo del pari molti errori provenienti, vuoi dall’ignoranza delle opere dei miei predecessori, vuoi, cosa più grave, da qualche pregiudizio del quale forse non riuscii ancora a spogliarmi. Ne chiedo scusa sin d’ora ai miei lettori, ai quali posso invece promettere lo scrupolo nel lavoro, la rettitudine nei giudizî, il rispetto continuo alla verità. Ciò mi dà animo a rivolgermi ad essi pieno di fiducia, invitandoli a studiare con me questa TERRA BENEFICA, che tutti ci porta, e sulla quale sarebbe così bello vivere come fratelli!
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Terra
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