Il caso di una tempesta, la forza irresistibile degli elementi, l’ostilità d’altre tribù, la fame o la speranza di preda, li seducono o li spingono a varcare i consueti confini. Il regno della favola durò in geografia più che nella storia; ma dopo le grandi scoperte marittime della fine del secolo XV, il velo incominciò a cadere, ed i confini dell’orizzonte si allargano da tutte le parti. La geografia, seguendo tutte le imprese, profitta di tutte, la civiltà intera riceve un potente impulso, e grazie a questo movimento incessante i limiti dell’ignoto si restringono ognora più. Il genio dell’uomo vince il tempo e lo spazio; nell’aria non ci siamo elevati oltre agli 11.500 metri, e le gallerie più profonde non entrano che per ben pochi chilometri in seno alla Terra. Ma i monti spianati o perforati, gli istmi tagliati, le terre prosciugate, gli oceani domati, le notizie trasmesse colla rapidità del pensiero, ci mostrano come il dominio della geografia sia ben presso ad essere anche tutto intero il dominio dell’uomo.
IILe cognizioni dei primi abitanti della Terra non si estendevano gran tratto oltre lo sguardo, sì che lungi dal focolare domestico tutto era avvolto di tenebre, nel regno vastissimo della favola. Il «re del creato» era allora poco meno che inerme contro l’esuberante natura,
Col gel, coi nembi, colle belve in guerrae alle naturali barriere altre ne aggiungevano le rigide istituzioni e le paurose teogonie. Nei sacri poemi Indiani la Terra è un fiore di loto fluttuante sulle acque, mentre i Cinesi la credono un disco vastissimo, del quale l’Impero loro tiene il mezzo, trovandosi più presso al cielo, e il sentimento religioso di quelli, il carattere politico e quasi direi burocratico di questi, si riflettono in tutti i particolari di codesti concetti cosmici.
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