I Papi e gli altri potenti d’Europa mandarono a placarli umili fraticelli, tratti dall’oscurità del chiostro, i quali dopo infiniti errori, traverso continenti sconosciuti, erano accolti per lo più con infinito disprezzo, ma ritornando deponevano nei conventi, nei castelli, nelle più umili capanne germi di scienza e di curiosità. Così i Carpino, i Van Ruysbroeck, gli Asselino, Simone da San Quintino, e cento altri; mentre la ricerca del prete Gianni e del suo regno cristiano procurava alla geografia le esplorazioni, le analisi, le scoperte inattese, onde agli alchimisti intenti a cercare la pietra filosofale, doveva saper grado la chimica. Oderico da Pordenone, Francesco Pegolotti, Pedro da Corilhan, Alfonso di Paiva, Clavijo, Maudeville, fra strane favole e grossolane imposture, allargano tuttavia le nostre cognizioni sull’Asia, superati tutti da Marco Polo, il cui Milione, tenuto pur esso per più secoli in conto d’un ammasso di errori e di favole, viene dalla scienza moderna rimesso in onore ed elevato tra i monumenti più insigni dello spirito umano, tra le opere onde più ebbero vanto ed incremento le scienze geografiche. Ultimi i dottori scolastici, che avevano trascurata la scienza della terra, la associano alle altre, e Alberto Magno scrive il Liber Cosmographicus, mentre Bacone la comprende nell’Opus majus, che onora tuttodì quel veramente mirabilis dottor. Prevalgono sempre le dottrine tolemaiche, ingrandendo ed impicciolendo le vere dimensioni della terra. Così anche Dante, al quale il fortissimo ingegno suggeriva così chiaro concetto delle varie posizioni del sole, nelle diverse stagioni, a tutte le latitudini della terra, e porse modo di risolvere graficamente molti problemi di geografia matematica, che richiedono nel loro sviluppo l’uso della geometria descrittiva ed anche della trigonometria.
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