VIE per pigliar le mosse dall’Africa, in pochi anni quali e quanti progressi, sebbene paiano adesso scarsi alle nobili impazienze della civiltà e della scienza, come alle ambizioni della politica! Sulle soglie meridionali del gran deserto si disegnarono Stati già educati alla mezza civiltà del Corano; di fra le sabbie uscirono, come per virtù d’incanto, oasi popolate, fiorenti, e si vide un formicolìo di carovane e di bande di scorridori e di predoni. L’Egitto, disegnando con troppa fretta e quasi sull’arena una copia dell’antico impero dei Faraoni, crebbe agio alla geografia di esplorare il bacino del Nilo e chiuderne in angusto e certo spazio le prime sorgenti. I grandi laghi equatoriali, dopo esplorazioni faticose e lunghe, e dopo più lunghe dispute d’accademici, apparirono chiari e distinti; e si potè tracciare in quasi tutto il suo corso il fiume smisurato che eternerà il nome e la gloria di Livingstone. Fra questo fiume e le colonie britanniche, ampliate ancor esse come prefazione di un nuovo impero indiano, una folla di esploratori, sulle orme di quel grande, distrecciava gli oscuri viluppi di fiumi, e ci metteva innanzi agli occhi un curioso caleidoscopio di razze, consentendo una descrizione sommariamente esatta di tutto il continente interposto. Parve infine, che dopo i tentativi isolati, rispondendo all’appello gene-roso del Re del Belgio, l’umanitarismo, la religione, la scienza, i commerci, gli interessi politici avrebbero stretta un’alleanza veramente santa, per afferrare gli ultimi lembi del gran velo che copriva la vergine nera, e rivelarla agli occhi nostri in tutta la sua varia bellezza.
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