Dall’Egitto risalirono quasi innumerevoli viaggiatori su pel fiume misterioso che lo bagna e feconda, mentre altri tentarono di scoprirne le sorgenti penetrando i reami misteriosi di Caffa e d’Enarea, o risalendovi dalle marine ospitali di Zanzibar. Si affollano così in questa regione i nomi e le scoperte. Beke, Rocher d’Héricourt, Krapf, New, Rebmann, Burton, Speke, Grant, Baker, Stanley, Cameron, Gessi, Piaggia, Schweinfürt, Miani, Antinori, Matteucci, Bianchi, Cecchi, Antonelli, grazie ai quali conosciamo l’Uganda, lo Scioa ed i reami vicini ed interposti, i laghi che tolsero nome da Alberto e Vittoria o serbarono quello indigeno di Tanganika, le montagne nevose del Kenia e del Kilimangiaro, e tutte l’altre particolarità geografiche dapprima appena sospettate tra una selva di errori o sulla carta poco meno che bianca. Dal Tanganika esce appunto il maggior fiume africano, che traversa altri laghi, accoglie numerosi ed in gran parte inesplorati affluenti, e sulle cui rive sorgono già stazioni europee di commercio e di scienza, e si disegnano le meschine gelosie europee. Fra quel fiume e il deserto è il teatro delle esplorazioni di Brazzà, della guerra degli Ascianti, e sorgono alcuni minori stabilimenti inglesi e francesi, accanto alla repubblica di Liberia, fortunato sperimento di libero governo tra i negri dell’Africa. Più sotto e su ambedue gli oceani si estendono dominî portoghesi e l’interno è il principale teatro delle glorie di Livingstone, di fronte al quale, impallidiscono quelle di Cameron, di Serpa Pinto e dei minori.
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