Senonchè la Terra, che è per gli animali e per le razze inferiori dimora e nutrice, per l’uomo diventa presto o tardi il teatro di uno sviluppo materiale, intellettuale e morale nel quale egli lo trasforma senza tregua, ne muta l’aspetto e le condizioni, e subisce poscia l’influsso dell’opera propria. Che cosa è altro la civiltà, se non l’assieme di quest’opera collettiva, cosciente, progressiva dell’attività umana, che ha trasformata già la maggior parte del globo e da nessuna, per vergine, desolata o selvaggia che sia, distoglie lo sguardo disperato? Senonchè, malgrado il cosmopolitismo al quale si presta ognor più la razza umana nella sua espansione, le differenze multiple tra le diverse sue parti, le affinità e le disparità etniche, l’abitudine di vivere insieme, determinano tra gli uomini e la terra abitata diversità non meno grandi di quelle che si manifestano negli aspetti fisici, nelle credenze, nella lingua, nelle idee, nei costumi nelle istituzioni politiche e sociali, in tutte le loro creazioni. La geografia estende il suo dominio su tutto quanto colpisce gli occhi, nella natura e nelle creazioni materiali dell’uomo in rapporto ad essa, ma diventa commerciale appena ai prodotti della natura e dell’attività umana è impresso un movimento di sviluppo, di circolazione, di distribuzione; diventa politica, quando si eleva a considerare le idee ed i fatti che acquistano e serbano sulle masse un legittimo impero, la religione, la razza, la lingua, le tradizioni, le istituzioni sociali e politiche, tutto ciò che unisce da un lato e divide dall’altro, che dà alle associazioni umane distinta fisonomia, e le spinge a collaborare in modi diversi al progresso generale.
| |
Terra
|