La sua lingua non trascura mai di far testimonianza di questa ingenua illusione che deriva dalla estrema ristrettezza del suo orizzonte. Il fiume che inaffia i suoi campi è il «Padre delle Acque,» il monte che sovrasta al suo campo è «l’Umbelico della Terra.» I nomi che i popoli fanciulli danno alle vicine nazioni sono termini di disprezzo, tanto considerano gli stranieri come loro inferiori; li chiamano «sordi, muti, imbroglioni, sudici, idioti, mostri, demoni!» Così i Cinesi, che sotto certi aspetti costituiscono, infatti, uno dei popoli più notevoli, non si appagano di considerare il loro bel paese come «il Fiore del Centro,» gli attribuiscono ancora tale una superiorità, che, per una notevole illusione si erano potuti chiamare i «Figli del Cielo.» Le nazioni sparse intorno al «Celeste Impero» erano quattro, «i Cani, i Porci, i Demoni ed i Selvaggi.» Che anzi neppure meritavano d’avere un nome: era più semplice denominarle secondo i punti cardinali; sono gli «Immondi dell’ovest, del nord, dell’oriente, del mezzogiorno.»
Che se diamo il primo posto all’Europa civile nella nostra descrizione della Terra, non è a cagione di un pregiudizio simile a quello dei Cinesi. No, cotesto posto le spetta di diritto. Anzi tutto il continente europeo è il solo la cui superficie sia stata tutta percorsa e scientificamente esplorata, il solo la cui carta sia quasi completa e il cui inventario materiale si possa dire terminato. Senza avere una popolazione densa come quella dell’India e della Cina centrale, l’Europa contiene quasi il quarto degli abitanti del globo, ed i suoi popoli, qualunque siano i loro difetti ed i loro vizî, qualunque sia, per più riguardi lo stato di barbarie nel quale si trovano sono ancora quelli che danno l’impulso al resto dell’umanità nei lavori dell’industria e in quelli del pensiero.
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