In Europa da venticinque secoli trovasi il principale focolare dal quale irraggiano le arti, le scienze, le idee nuove, non cessò di risplendere pur spostandosi grado a grado da sud-est a nord-ovest. Neppure gli audaci coloni europei, che andarono a portare le loro lingue ed i loro costumi oltre ai mari ed ebbero l’immensa fortuna di trovare un suolo vergine per diffondersi liberamente, diedero ancora al nuovo mondo, nello sviluppo della storia contemporanea, una importanza eguale a quella della piccola Europa.
Però altre genti, più audaci, prive d’una parte dell’oneroso fardello del passato feudale che pesa ancora sulle società europee i nostri rivali d’America, sono ancora troppo poco numerosi per-chè l’assieme dei loro lavori possa eguagliare i nostri. Essi non hanno potuto riconoscere che una piccola parte delle risorse della loro nuova patria; le stesse esplorazioni preliminari sono ben lungi dall’essere compiute. La «vecchia Europa» dove ciascun palmo di terra ha la sua storia, dove ciascun uomo, per le sue tradizioni e pel suo campo, è l’erede di cento generazioni successive conserva, dunque, il primo posto, e lo studio comparato dei popoli consente di credere che la morale egemonia e la prepondenza industriale gli resteranno ancora per molto tempo. Tuttavia nessun dubbio, che l’eguaglianza finirà per prevalere, non solo fra l’America e l’Europa, ma anche fra tutte le parti del mondo. Grazie agli incrociamenti incessanti da popolo a popolo, e da razza a razza, grazie alle emigrazioni prodigiose che si compiono ed alle crescenti agevolezze che offrono gli scambi e le vie di comunicazione, l’equilibrio dei popoli si stabilirà grado a grado nei diversi paesi; ciascuno fornirà la sua parte di ricchezza al gran patrimonio dell’umanità, e sulla Terra ciò che si chiama la civiltà avrà «il suo centro dovunque, la sua circonferenza in alcun luogo.
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