Questo portone magnifico alto 3 chilometri, i cui pilastri segnano il limite orientale dell’antico bacino del Lemano, è stato interamente scolpito dalle meteore. In altri tempi, la catena del Buet e la cresta dentellata che la continua sotto il nome di Dent du Midi, si prolungavano a nord-est, per raggiungere le Alpi bernesi mercè il Dente di Morcles: le due montagne non sono che ruine crollanti. Nei tempi moderni, è accaduto di frequente che, per effetto sia delle piogge e del disgelo, sia dei terremoti, la Dent du Midi proiettasse nelle vallate cateratte di rocce e di pietra, simili a quella che, da un monte vicino, probabilmente il Derochiaz, cadde nel 563 sul castello di Tauretunum, e fece rifluire le acque del Lemano su tutte le città delle sue rive.(7) Più d’una volta il fiume è stato rattenuto dalle dighe di fango e di ciottoli, e trasformato in un lago temporaneo che s’espandeva fin per 5 chilometri a monte. Allora bisognava spedire in gran fretta operai, per scavare il letto del fiume, e prevenire i disastri formidabili d’una irruzione improvvisa. Nel 1855 la caduta delle pietre durò settimane e mesi, e per tutto questo tempo si dovevano avvisare i lavoratori e gli abitanti del piano col mezzo di segnali d’allarme: artiglieri, appostati su un promontorio, osservavano la parete diroccante della vetta, e quando essi vedevano una pietra staccarsi e saltare di cornice in cornice, una cannonata, che s’udiva rumoreggiare lontano nella valle, annunziava la caduta imminente.
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